Avignone nella letteratura

ispirazione per gli scrittori

“Vista di Avignone e il Ponte Saint-Bénezet​” Isidore Dagnan

olio su tela – 1833 (50 x 74 cm)

Museo Calvet – Avignone

Già nel XIV secolo troviamo scritti su Avignone da Francesco Petrarca, che visse lì.

Ma fu a partire dal XIX secolo che famosi autori francesi si fermarono qui e rivelarono questa città.

Alcuni estratti testimoniano questo…

Victor Hugo

Victor Hugo (1802 -1885)

Ricordando il suo soggiorno nell’autunno del 1839, scrive:

« …Arrivare ad Avignone, da un bel tramonto autunnale, è una cosa ammirevole… L’autunno, il sole che tramonta, Avignone, sono tre armonie.»

« …Da lontano, l’ammirevole città, che ha qualcosa del destino di Roma, ha qualcosa della forma di Atene. Le sue mura, la cui pietra è dorata come le auguste rovine del Peloponneso, hanno un riflesso di bellezza greca. Come Atene, Avignone ha la sua acropoli; il castello dei papi è il suo Partenone.

Quando ci si avvicina alla città, la figura greca e antica della vecchia Avignone cambia, senza però scomparire, e l’idea cattolica prende forma ed emerge. I campanili si moltiplicano; le guglie gotiche perforano questo magnifico mucchio di architravi; il castello dei papi diventa per l’occhio una specie di gigantesca cattedrale romanica, che ha sette o otto enormi torri per facciata e una montagna per abside. Qua e là, si vedono delle ogive nel recinto fortificato; delle ali arabe sono attaccate ai due lati delle porte massicce; verso la cima delle mura, appaiono delle feritoie di una forma notevole: la feritoia dei papi è una croce…

“…Ora che il flusso si sta ritirando, Avignone è solo una piccola città, ma è una piccola città dall’aspetto colossale.

Sono arrivato lì di sera. Il sole era appena scomparso in una nebbia infuocata; il cielo era già di quell’azzurro vago e chiaro che fa brillare Venere in modo così divino; alcune teste di uomini bruni e abbronzati si mostravano sulle alte mura come in una città turca; una campana suonava, i barcaioli cantavano sul Rodano, alcune donne scalze correvano verso il porto; Vidi attraverso una porta ogivale un prete che portava il viatico, preceduto da un uomo che portava una croce e seguito da un becchino che portava una bara; dei bambini giocavano sulle pietre in fondo al molo; e non posso dire quale impressione mi fece la malinconia dell’ora mista alla grandezza dello spettacolo…”

“…Ieri ero a Lione, pioveva molto. Alle cinque di questa mattina ho lasciato Lione, che tremava di freddo sotto una nuvola pesante; alle cinque di questa sera ero qui. È un viaggio meraviglioso. In dodici ore sono andato, non da Lione ad Avignone, ma da novembre a luglio…”

Cose viste, 25 settembre 1839.

Stendhal (1783 – 1842)

Nel 1854, pubblicò una raccolta di resoconti dei suoi viaggi attraverso diverse città, “Memorie di un turista”.

“Quando si entra ad Avignone, si crede di essere in una città dell’Italia…”

“…La vista dalla cima della roccia del Dons è uno dei più bei panorami di Francia: A est, si possono vedere le Alpi della Provenza e del Delfinato e il Monte Ventoux; a ovest, si può seguire gran parte del bacino del Rodano. Trovo che il corso di questo fiume dà l’idea di potenza; il suo letto è disseminato di isole coperte di salici: Questo verde non è molto nobile, ma in mezzo a questo paese secco e sassoso, piace agli occhi.

Al di là del Rodano e delle rovine del famoso ponte di Avignone, la cui metà fu portata via nel 1669, si erge una collina, coronata da Villeneuve e dalla fortezza di Saint-André; le loro mura sono circondate da boschi e vigneti. Il Comtat è coperto di ulivi, salici e gelsi così fitti che in alcuni punti formano una foresta; attraverso questi alberi si possono vedere da lontano i bei bastioni di Carpentras…”

stendal
Prosper Mérimée

Prosper Mérimée (1803 – 1870)

Durante la costruzione della linea ferroviaria che collegherà Avignone a Marsiglia, il comune propone di distruggere una parte dei bastioni. Fu allora che Prosper Mérimée, ispettore dei monumenti storici, si oppose a questo progetto. Nel 1835, parla di Avignone come di una città spagnola.

“Qui, come in Spagna, i negozi sono chiusi da una cortina e le insegne dei commercianti, dipinte su tela, galleggiano su una corda come la bandiera di una nave. Gli uomini del popolo, bruni, con le loro giacche gettate sulle spalle come un cappotto, lavorano all’ombra o dormono in mezzo alla strada, senza preoccuparsi dei passanti, perché tutti sulla strada pubblica pensano di essere a casa loro. La strada è l’antico forum; è lì che tutto si occupa dei suoi affari, conclude i suoi mercati o parla con i suoi amici. I provenzali sembrano considerare le loro case come nient’altro che rifugi temporanei, dove è ridicolo rimanere quando il tempo è bello.”

Note da un viaggio nel sud della Francia, 1835.

Alphonse Daudet (1840 – 1897)

Il famoso scrittore di Nîmes ha vissuto solo un anno a Fontvielle vicino a Baux-de-Provence. Non ha mai vissuto nel famoso mulino visitato dai turisti, che ha ispirato la sua raccolta di racconti “Lettere del mio mulino”. È nella cornice dell’Avignone medievale che ne ambienta uno, La Mula del Papa

“Chi non ha visto Avignone al tempo dei Papi, non ha visto niente. Per l’allegria, la vita, l’animazione, il treno delle feste, mai una città come lei. Dalla mattina alla sera, c’erano processioni, pellegrinaggi, strade cosparse di fiori, fiancheggiate da alti licei, arrivi di cardinali sul Rodano, stendardi al vento, galee ornate di bandiere, i soldati del Papa che cantavano in latino nelle piazze, i sonagli dei fratelli mendicanti; poi, dall’alto in basso, le case si affollavano intorno al grande palazzo papale come api intorno al loro alveare, c’era ancora il ticchettio dei telai di pizzo, l’andirivieni degli attrezzi che tessevano l’oro delle casule, i piccoli martelli dei fabbricanti di bottiglie di vetro, le tavole armoniche aggiustate nelle botteghe dei liutai, i cantici delli lavoratrici; il suono delle campane sopra tutto questo, e sempre qualche tamburello che si poteva sentire ronzare laggiù, sul lato del ponte. Cperché nel nostro paese, quando il popolo è felice, deve ballare, deve ballare; e siccome a quei tempi le strade della città erano troppo strette per la farandola, flauti e tamburelli furono messi sul ponte di Avignone, al vento fresco del Rodano, e giorno e notte si ballava, si ballava… Ah! il tempo felice! la città felice! Alabarde che non tagliavano; prigioni di stato dove il vino era tenuto al fresco. Mai una penuria; mai una guerra… Ecco come i Papi del Comtat sapevano governare il loro popolo; ecco perché il loro popolo sentiva così tanto la loro mancanza!…”

La Mula del Papa, 1868.

alphonse daudet
alphonse daudet

Jean Aicard (1848 – 1921)

Nel 1874, il poeta del Var pubblicò Le poesie della Provenza. Dedica una delle sue poesie ad “Avignone”:

“…Avignone ha delle mura dal tempo delle epopee,
Costellata di merletti, attraverso i quali i vecchi bianchi,
Tutti in lacrime, guardavano i ruvidi colpi delle spade,
Alzando le braccia tremanti verso il cielo muto.

Il grave e oscuro Medioevo è ancora vivo
Nel suo recinto ovale dove si ergono le torri,
Jaquemarts in piedi nel loro campanile sonoro,
Guglie, portici, palazzi, cupole dai contorni neri.

Sulle creste più alte e in ogni fessura,
I fiori mescolano la loro grazia con i festoni del granito,
E anche il fico selvatico si avventura
Al piede nodoso di cui la rondine ha il suo nido…”

“...Avignone risplende in un passato di gloria;
Petrarca solo nel suo nome mi appare e sorride,
E il suo presente è bello per conservare la memoria
Del discorso degli antichi, di cui una parola mi commuove…”

Vue depuis l'île de la Barthelasse

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